Quindici anni fa (più o meno) mi è successa una cosa che mi ha cambiato la vita. Un giorno, il mio capo ha deciso che mi sarei occupato, non solo delle pubbliche relazioni in Italia, ma anche all’estero. E all’improvviso il mio cellulare ha cominciato a suonare in diverse lingue del globo. Con fusi, abitudini, pensieri, sapori diversi a ogni latitudine e longitudine. Lavoravo come responsabile dell’ufficio stampa del Consorzio del Prosciutto di Parma e questa cosa ha cambiato radicalmente la mia percezione del mondo. Perché una cosa è sapere che in ogni luogo le cose cambiano, altra è viverlo grazie al rapporto diretto con persone che fanno il tuo stesso lavoro, ma a Londra, a Parigi, a New York o in Giappone. Perché vi sto raccontando tutto ciò? Perché quel preciso giorno in cui mi è stato comunicato che avrei dovuto parlare in pubblico in due lingue diverse dalla mia mi ha preso il terrore, la paura di non essere all’altezza, di non sapermi spiegare. E ho chiamato Kristin, una ragazza californiana che abitava a Parma e che ci è rimasta quattro anni a insegnare inglese a gente come me. Veniva a casa mia, conversavamo, lei mi raccontava della sua vita a San Diego e io parlavo delle mie giornate al lavoro e dei miei progetti per il futuro. Kristin non ha avuto fortuna a Parma. La vita degli stranieri nelle città piccole non è semplice. E dopo qualche anno ha deciso di tornare dalla famiglia a San Diego. A Parma, ha conosciuto Ermanno (siciliano verace), ci ha fatto un figlio (Sam), poi si è sposata a Las Vegas (il giorno stesso che Ermanno ha ottenuto il divorzio dalla seconda moglie) e ha cominciato la sua nuova vita a San Diego. Ho conosciuto Sam appena nato (un mese prima di Emma) e poi non ho più avuto occasione di parlare o di vedere Kristin. Abitava vicino al Barilla Center e viveva di pollo allo spiedo comprato a Barriera Repubblica. Ricordo molto dettagli delle nostre conversazioni, così come Kristin si ricorda dei viaggi che ho fatto o dell’oca verde di legno che ancora vive a casa mia.
L’ho rivista oggi, a distanza di 11 anni. È venuta a prenderci a Venice Beach con la sua Prius (ci siamo stretti in 6 in auto) e siamo andati insieme a Beverly Hills e a Hollywood. Io con moglie e figlia, lei con marito a figlio.
Ci sono persone che ti lasciano qualcosa e che sai che prima o poi rivedrai nella vita. Sintonie che si creano, fili invisibili che ti legano a persone lontane anni luce dal tuo modo di guardare al mondo che resistono nonostante ci sia l’Oceano di mezzo. Abbiamo vissuto una giornata surreale insieme. Abbiamo preso la strada per l’Osservatorio di Los Angeles (Sam voleva fotografare la collina di Hollywood) e ci siamo trovati in coda per il concerto di Alice Cooper. Sam mi ha fatto morire dalle risate, con il suo slangue e le sue battute da quasi-teenager americano. La famiglia Maccarone ci ha raccontato una California che non conosciamo. Se ne sono andati e ci hanno regalato una grande nostalgia. Di quelle belle che ti fanno venire voglia di tenere saldi i rapporti con le persone che senti vicine. Have a good night, regards from L.A.
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Fabrizio Raimondi
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