Non c’è nulla di più POP della fine dell’anno. Perché la gente fa buoni propositi, ringrazia amici, parenti o Dio (sta tornando di moda, ve ne siete accorti?) o urla che è contenta di togliersi dal cazzo il vecchio anno. Come se voltare pagina fosse una questione di calendario. Io non sono capace di fare bilanci: di solito stilo classifiche che servono più che altro a me, per ripescare i nomi dei ristoranti dove sono andato a mangiare. Sono egoista anche nelle top ten, se non altro sono coerente.
Sto andando a Vienna. Non ci sono mai stato: è una città così romantica che ho paura che mi venga la nausea come a Parigi. Ma non si può crepare senza avere visto Vienna, e sono felice di andarci. Arriveremo nel pomeriggio, festeggeremo il nuovo anno per strada, come se niente fosse. Quest’anno è stato ricchissimo. Di viaggi, esperienze e incontri. Di persone che non mi stancherò mai di vedere, soddisfazioni professionali (tantissime!), emozionanti rimpatriate che mi hanno scaldato il cuore. Questo sarà l’anno dei 45. Febbraio è dietro l’angolo e io ancora mi sento lo stronzo che ero a 16 anni. Quello che perde le staffe, che si innamora di un gesto, un luogo, un principio. E poi cambia idea, prospettiva, umore. Sempre. Non posso che augurare a tutti di stare sempre con un piede fuori dalla propria comfort zone perché è là che vengono fuori le cose migliori. Io ci sono quasi sempre. Grazie a Dio non ho ancora trovato un mio posto “comodo”, e allora continuo a saltare da un luogo all’altro per essere certo che ci sia sempre un altrove. Auguri a tutti, anche a quelli che non vedo, non sento, non parlo. La vita è spietata: non c’è un secondo tempo. E non c’è neanche un intervallo per andare a fumare una sigaretta. Che non va più di moda nemmeno quello, per carità. Godiamoci questo tempo. E, come sempre, sfondiamoci di bollicine, che la vita è troppo breve per perdere tempo col vino fermo. Arigatò!
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Fabrizio Raimondi
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