Svegliarsi alle 03.50, indossare la felpa sbrindellata da aereo, guidare fino a Bologna, prendere il volo delle 06.50 per Madrid: missione compiuta.
Iberia non ha avuto il buon gusto di inviare una mail per comunicare che – causa sciopero – il mio volo (comodo, a mezzogiorno!) è stato cancellato e il viaggio “anticipato” di 6 ore. La sorpresa è arrivata ieri sera, al momento del check in online: avevo giusto voglia di sentire la sveglia ululare nel cuore della notte. Vediamola dal verso giusto. Avrò il piacere di bighellonare una giornata intera in una città che conosco pochissimo. Non faccio altro che leggere che Madrid “brulica”, “seduce”, “conquista”. Che è mille volte più di Barcellona, città che adoro e che ho bazzicato senza alcuna moderazione.
Sarà che a Madrid ci sono stato solo mezza giornata (e sono passati ormai quindici anni), ma io ricordo solo stradoni enormi e privi di particolare attrattiva. Non era notte (ma di giorno cosa si fa?) e avevo una decina di ore di fuso orario sul groppone che probabilmente mi hanno impedito di coglierne l’inestinguibile energia. A proposito, chi scrive queste parole sul web, una dietro l’altra, senza cognizione di causa, dovrebbe essere spedito a forza a fare l’inviato in Molise. Gente che scrive che “bisogna immergersi”, che “bisogna perdersi”, che bisogna “vivere come uno del posto”. Si stava meglio quando c’era la “splendida cornice”, ecco.
Sono certo che “la città della gente che sa godersi la vita” mi stupirà e mi regalerà elettrizzanti vibrazioni anche se ieri notte ho dormito ben quattro ore. Farò un giro al Prado (mica si può crepare senza vedere Goya!) e ho voglia di provare le tapas stellate dell’Estado Puro e diventare uno del posto, magari ballando un tango, chissà!
Sono ancora scioccato dal servizio di Report di ieri sera. Se fossi ancora al Consorzio del Prosciutto di Parma (sapete che è passato oltre un lustro???) oggi non mi annoierei. Non faccio che pensare a come risponderei, a chi telefonarei, cosa chiarirei. Spesso mi lamento per le sveglie e per gli aerei e lo stress, ma credo che non potrei fare altro lavoro al mondo. C’è un modo di vedere le cose che è patologico: comunicare è un piacere, ma è anche una malattia, un pensiero che non si spegne mai. Mentre Mina canta la sua versione di “Il tempo di morire” cominciamo a scendere. Il cielo è blu, magari è la volta che incontro il sole. E tutto brulica, scintilla, freme… Questa è Madrid, bellezza!
[non rileggo, mi sa che la forma lascia a desiderare…godete delle positive vibrations!]
Inviato da iPhone
Fabrizio Raimondi
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