Ho avuto una giornata davvero difficile. È stato un crescendo. Nonostante tutto, Madrid è stata la mai compagna di sventura. Ed è stato bello viverla lavorando, imprecando, scrivendo testi al telefono come se non ci fosse un domani, gesticolando, specificando, pesando le parole come se fossero polvere d’oro. Ho visto il barocco madrileno come sfondo di questa interminabile giornata, digitando nervosamente sulla tastiera di questo iPhone che si è ormai consumata. Ho fatto la marcha con una nuova collega madrilena che mi ha fatto visitare il suo quartiere, sorseggiando una cãna dietro l’altra e conversando come se fossimo amici da una vita. Non ho visto il Palacio Real, non ho passeggiato al Parque del Buen Ritiro. Ho partecipato a un evento su un rooftop non so bene dove, in compagnia di colleghi spagnoli che hanno organizzato un fantastico barbecue con vista. In un terrazzo che si chiama The Hat, parlando uno spagnolo che non so, giustificando la mia presenza come “quello che viene dall’Italia perché è un nuovo cliente dell’agenzia”. E ho capito perché si dice: “Se sei a Madrid, sei di Madrid”. Non ho visto un granché: è vero che è tutto un brulicare, è vero che la gente è aperta, è vero che c’è una parte nuova che è trendy e una più vera che ti fa sentire a casa. Fatto sta che ogni volta che dovrò affrontare una giornata complicata, penserò a Madrid. C’è chi il surreale lo sa cogliere al volo, qui sembra che siano tutti così, che ci sia una sorta di empatia nell’aria. Born this way!
Inviato da iPhone
Fabrizio Raimondi
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