Gate 8 del Terminal 8 del JFK. Sono passate tre settimane. Abbiamo preso non so quanti aerei, non so quanti bus, non so quanti traghetti, metro, tram e compagnia bella. Abbiamo patito il caldo nel Far West, sentito freddo a San Francisco e poi ancora caldo a Las Vegas. È stata un’orgia di tutto. Di cibo, stimoli, divertimenti, parchi, negozi, colazioni e fusi orari. Il viaggio finisce qui a New York, e non poteva essere altrimenti. Qui è la somma di tutto. È l’America all’ennesima potenza. Diversa dal resto, e così fiera di esserlo. Accecante e puzzolente, aggressiva e ruffiana, sublime e fetente. È la terza volta che ci incontriamo negli ultimi due mesi, ma ancora non riesco a resisterle. A non guardarla con gli occhi dell’amore. Ve beh, lasciamo perdere che altrimenti divento patetico. È tempo di bilanci. In queste tre settimane mi sono tolto molti sfizi. Ho sfrecciato con un SUV nel deserto a 200 km all’ora, ho scalato le montagne a Zion Park, ho passeggiato intorno ai camini delle Fate a Bryce Canyon, ho mangiato costine di maiale e pannocchie in semplici ristoranti del West e i piatti più fusion del globo nei sofisticati locali di Manhattan, ho pattinato a Venice Beach e ammirato l’imponente Golden Gate a San Francisco. Ecco la mia personalissima top 10, nel caso vi capitasse di spendere (almeno) tre settimane da queste parti.
1. Sempre New York. La vista dell’Empire dall’Arlo Hotel a Nomad. Il lobster roll al Peal Oyster Bar, Shack Shack al Madison Square Park, con i tavolini che si affacciano sul Flatiron e sull’Empire. Il traghetto per Brooklyn, il BBQ al Fetta Sua di Williamsburgh, le colline di Central Park. Passeggiare e vedere sbucare il Chrysler Building quando non te lo aspetti.
2. Bryce Canyon. I camini delle fate. Lo spazio, le vertigini, il rosso delle montagne e l’azzurro del cielo. La natura che sa disegnare forme perfette senza un perché.
3. Horseshoe bend. La forza della natura. Il Canyon e il Colorado River. Le vertigini, il fuso che cambia quando torni a Page.
4. San Francisco. Il quartiere Mission, la cultura latina che la fa da padrona. Le salite e le discese. I giardini con vista su Downtown. Giocare a scegliere in quale casa abitare. I leoni marini al Pier 39.
5. Venice Beach. Provare a fare il bagno con le onde che ti lasciano KO. I rollerblade sul lungomare. Essere leggeri, strizzare l’occhio alla commedia della vita che non si ferma mai. Il sole che va a dormire sull’Oceano.
6. Las Vegas. L’hamburger di Gordon Ramsey. Le montagne russe del New York New York, gli sguardi dei giocatori che non vanno a dormire, le fontane del Bellagio, le feste dei ragazzi che si lasciano andare.
7. La Monument Valley. Essere in un western davvero. L’auto che diventa parte di te.
8. I paesini in mezzo al nulla. Monticello, Salina, e altri che non ricordo. Quelli nello Utah, tra Subway, distributore di benzina e la prossima città. Che vivono di Motel, di gente in transito con gli occhi stanchi per il lungo viaggio, sempre.
9. Zion Park, i sentieri che vanno in alto. Lo sforzo e il premio della vista. La consapevolezza che “mai più”.
10. La Rodeo Drive, Beverly Hills, Hollywood. Gli eccessi di una California che sembra un outlet. La ricchezza urlata che ci rende così fieri di essere europei.
E più di ogni cosa, non rispondere al telefono per tre settimane. Usare la connessione solo per postare le foto delle vacanze. Non guardare la Tv. Non sapere cosa succede in Italia. Sentirsi libero di cambiare percorso, hotel, ristorante, idea.
Boarding, have a nice day!

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Fabrizio Raimondi
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