Mancano quattro ore all’atterraggio a Narita. È il mio quarto viaggio in Giappone, ma è la prima volta che è SOLO vacanza. Sono stanco morto, ma emozionato come se non avessi mai messo piede in terra nipponica. Sì, perché il Giappone è una continua scoperta. Soprattutto Tokyo, coi suoi tredici milioni di abitanti e i suoi contrasti che fanno venire voglia di sperimentare anche le cose più assurde. In programma, un po’ di tutto. Dal grande mercato del pesce Tsukiji, alle performance delle cosplay a Harajuku, dai santuari scintoisti ai cat café (locali dove si beve mentre si gioca coi gatti). Provo a chiudere gli occhi che il viaggio è ancora lungo. Mia figlia è stata un angelo: tranquilla e sorridente, non è per niente stanca ed è più emozionata di noi. Appena arriviamo, prendiamo il limousine bus, lasciamo i bagagli a Ikebukuro e andiamo a mangiare qualcosa in uno dei posticini che ci ha suggerito la nostra amica Tomomi, sperando di reggere dignitosamente il fuso. Arigatò.
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