Dei miei bagni esotici e dei rooftop con piscina non ve ne frega un bel niente. Ebbene sì, ho fatto una vacanza da pirla a Miami. Ho visto i trans ballare “I will survive” e i fuochi di artificio a mezzanotte a Ocean Drive, bighellonato a Key West (spendendo cifre pazzesche per vini e cocktail di dubbio profilo), mi sono anche imbarcato su una americanissima airboat a caccia di alligatori nel parco dì Everglades. Mi sono divertito? Molto. È un luogo che bisogna vedere almeno una volta nella vita? Anche no. È un giro al caldo quando in Italia fa freddo. È colore, leggerezza, spensieratezza. Ma non è L.A., non è Vegas, è una via di mezzo che va bene per tutti, un tropico prêt a porter.
Mi è piaciuta molto Little Havana: gli odori, i sapori, gli sguardi, la musica di una Cuba che ho visto ormai più di dieci anni fa. Ball & Chain mi ha entusiasmato così tanto che ci sono tornati due volte. È un bar, un ristorante, un night e un luogo di incontro per i cubani di ogni età che giocano a qualsiasi cosa, gesticolano, urlano e sprizzano vita da tutti i pori. Pazzesco. Così come il fritas cubanas, un mix tra un burger americano e le polpette della nonna, stapieno di patate fritte: una libidine ipercalorica che non ho mai provato altrove (El rey de las fritas è l’indirizzo da non mancare). E ora sono qui, su questo fottuto volo Miami-Londra che mi ha fatto penare assai. Ieri sera ci siamo accorti che il check-in si è aperto solo per me. Semplicemente qualcuno (gli alieni?) si è preso la briga di modificare la nostra prenotazione, cancellando il ritorno di moglie e figlia. Dopo mille menate che non vi sto a raccontare, abbiamo ricomprato i biglietti. Ho urlato e mi sono fatto compatire al desk di American Airlines e poi mi sono calmato, a volte non ci sono alternative: bisogna rassegnarsi. Alla fine si renderanno conto (si parte in tre, e si torna in tre!) e ci rimborseranno, e mi sono ripromesso di non perdere energie a vuoto in questo 2020. Fine della trasmissione. Volo verso l’inverno, ma tra dieci giorni sarò sulle piste da sci. E senza prendere l’aereo… Scusate se non rileggo, ormai a leggermi siete in tre e mi sento a casa. Happy New Year!
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Fabrizio Raimondi
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